
Trentanove anni e ancora il volto e la voce di una madonna, dopo due decenni un poco mistici e un poco misteriosi nei Madredeus che grande successo ebbero fino a qualche anno fa, Teresa Salgueiro sembra diventata la bandiera della cultura musicale portoghese: una sorta di Amalia Rodriguez dei nostri giorni, tanto raffinata ed eterea, però, quanto la grande interprete del passato era invece sanguigna e appassionata. Nulla disdegna: l'abbiamo vista al Sanremo in formazione con gli Stadio, torniamo a incontrarla da stasera perché inizia un nuovo tour italiano, nel quale l'eclettismo sembra la misura prevalente: l'interprete che stregò Wim Wenders e nel 1994 girò con lui «Lisbon Story», diventandone pure colonna sonora, debutta infatti al San Carlo di Napoli. L'hanno chiamata per festeggiare il quarto compleanno dell'Archivio storico della canzone napoletana: con il Solis String Quartet, per la prima volta si cimenterà con quel dialetto in un viaggio nella canzone classica, dal Duecento al Dopoguerra, dalle villanelle fino a Renato Carosone. Aver chiamato lei sarà stato anche un modo elegante per non sottolineare il momento poco felice che anche la scena napoletana della musica sta vivendo, senza nemmeno una interprete femminile di rilievo; però poi nel proseguimento del tour il repertorio cambierà totalmente, come lei stessa racconta.
Cara Teresa, stasera ci diventa napoletana...
«Sì, ma solo stasera. Perché poi alla Milanesiana il 3 luglio sarò brasiliana, e più oltre terrò anche concerti nei quali canto un repertorio internazionale molto contaminato. Però sono molto fiera di questo debutto al San Carlo: sono stati i musicisti del Solis String Quartet a pensare proprio a me per il progetto e ne sono onorata. Per me questo teatro è un'esperienza totalmente nuova, ma nelle due volte che ci siamo incontrati, con i Solis, a provare a Napoli, ho trovato il tutto molto stimolante. Sono canzoni che non avevo nemmeno mai pensato di cantare. Una vera avventura».
Per esempio? «Non bisogna rivelare troppo, gliene dirò solo due, di diverse epoche: "Tammuriata Nera", ed "Era di Maggio"».
Ha dovuto studiare molto?
«Non tanto, in verità. Un po' alcune di queste canzoni sono nell'immaginario di tutti gli europei, ma poi tenga conto che è stato difficilissimo trovare lo spazio per la serata, perché come le ho detto ho vari tipi di tour in corso, e non ho veramente un minuto libero».
Sempre così occupata, ma da quando e perché ha lasciato i Madredeus? Eravate così affiatati, nei Novanta. Un successo spaventoso dovunque, sembrava non dovesse finire. Le urta parlarne? «
No, affatto. Li ho lasciati appena lo scorso novembre: era scaduto il nostro contratto e mi chiedevano di firmarne un altro per sette anni, però in esclusiva. Avevo appena inciso un disco di canzoni brasiliane, ho pensato che ho dato loro 21 anni della mia vita e che potevano bastare. Come avrà capito, mi guardo intorno: ci sono tante cose che non ho ancora fatto, mi sono buttata a capofitto in mille progetti. E' davvero un momento strano». Il 3 luglio alla Milanesiana, canterà le canzoni brasiliane?
«Sì, il recital si chiama "Voce e Eu", saranno 22 canzoni dagli Anni 30 ai Settanta, da Chico Buarque a Vinicius a Jobim. Ho appena fatto 3 settimane di tour in Brasile, è stato un grande successo: un incontro fra cugini, portoghesi e brasiliani. Però poi ho un ultimo recital, sempre in giro per l'Italia in luglio, con il Lusitania Ensemble: si chiama "La Serena", sono canzoni in linguaggi differenti. Ho viaggiato tanto, sono stata così ben ricevuta dovunque: e ho pensato di celebrare le diverse culture del mondo con canzoni che ho amato da tanto tempo. Pezzi come ci "Caruso" e "La vie en rose", titoli portoghesi e dell'Angola. Una testimonianza di musiche e poesia che arricchiscono le esistenze umane».
Non esagererà? Lei chiede molto alla sua voce. Non la consumi...
«Sono eccitata. Passo dopo passo costruisco la mia via verso la musica: ho altri due progetti ora, uno è un disco di inediti. Ma di questo non dico una parola. Sono molto felice, spero di star bene e di poter fare tutto».
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