Vesuvio

Ho realizzato questo mini cartone , mentre "sbariavo" in rete. Ho pensato che dal cratere del vesuvio invece di uscire la lava , uscissero note musicali. E' più che altro un augurio per il riscatto della mia città, che potrebbe ricominciare proprio dalla musica, che in questo periodo è poco rappresentata in Italia e nel resto del mondo.
Nick
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domenica 20 aprile 2008

Meg canta la delizia della psiche e Napoli città aperta

 


La copertina di Psychodelice (Foto: Umberto Nicoletti)

Annunciata dal singolo Distante, il 18 aprile esce la delizia della psiche di Meg, ovvero Psychodelice, il secondo album da solista per la cantante ex 99 Posse. Dopo l’intimistico Meg (2004), il nuovo lavoro dell’artista napoletana, pubblicato dalla sua etichetta Multiformis, scorre tra ritmi più movimentati, in una sperimentazione non esasperata, con un sound elettronico di base. Non per nulla è co-prodotto da Stefano Fontana, meglio noto nei club di electro-house come Stylophonic. E a co-produrre alcuni brani ci sono anche il musicista Mario Conte e Danilo Vigorito, apprezzato nel mondo techno, house e underground.
Qui il video promo di Distante, da Youtube:


Psychodelice è il neologismo che Meg ha inventanto perché l’album rappresenta per lei un viaggio alla conoscenza di sé che, nel bene e nel male, dà un benessere impagabile, ed è il migliore e il più efficace degli antidoti contro gli innumerevoli problemi della vita (originariamente il disco doveva chiamarsi Antidoto). La cantante, cresciuta artisticamente nei centri sociali, accenna a un ritorno alla denuncia politica, cantando in inglese, in Promises e Running fast (ispirata alla morte di Carlo Giuliani). Ma non manca qualcosa tra il sentimentale e l’ironico, come in È troppo facile e Distante. E soprattutto, tra le dieci tracce, c’è Napoli città aperta, canto di amore e dolore per il capoluogo campano.
Panorama.it ne parla con Meg.

Meg, secondo album da solista, più aggressivo e danzereccio - senza esagerare - rispetto al precedente più intimo e delicato. Un’altra sfaccettatura di Meg donna e artista, che richiama un po’ di più le origini nei “99 Posse”?
Ogni disco rispecchia secondo me il relativo periodo della vita di chi lo ha scritto. Così, per esempio, il mio lavoro precedente parlava in buona parte della necessità psichica - dopo circa dieci anni di sovraesposizione e tinte forti - di avere un momento tutto per sé, raccolto ed intimo. Durante tutta la scrittura di Psychodelice, invece, ho sentito forte l’esigenza di far convivere, armonizzandole, due parti emozionali di me, in apparenza agli antipodi, ma che invece finiscono per essere essenziali l’una all’altra, completandosi. Quella più delicata e femminile, che era venuta fuori in maniera così evidente nel disco scorso, e quella più sfrontata, danzereccia, estroversa, insomma, quella più da maschiaccio, della quale non potevo proprio più fare a meno.
Nell’album ci sono tre canzoni in inglese (”Promises”, “Running fast” e “Laptop Love”), e anche alcuni interventi in inglese in altri testi in italiano (la fine di “Napoli città aperta” e di “Permesso?”): come mai questa scelta?
La convivenza di due lingue secondo me può essere un’interessante ricchezza espressiva. Soprattutto se supportata da un sound compatto che “uniformi i sapori”. Scrivere e cantare in inglese è una cosa che ti dà possibilità di soluzioni ritmiche, metriche e testuali che l’italiano non può darti, e viceversa.
L’uso che fai della voce è molto particolare: è un processo spontaneo o è il frutto di una ricerca vocale “studiata”?
Sono partita da un uso della voce totalmente istintuale ed emozionale, solo quando la musica è diventata il mio lavoro vero e proprio, ho cominciato a studiare canto e a sentire la necessità di andare alla ricerca delle sfumature e delle potenzialità della mia voce.
Con Meg non si può non parlare di Napoli, città “sola”, “dolce creatura” quando dorme, che al sorgere del sole è un mostro che si sveglia per la fame. Come scrivi e canti in “Napoli città aperta”. Parole sempre attuali, oggi ancor di più per la situazione del capoluogo campano. Cosa senti nel vedere la tua città sepolta da rifiuti?
Scritta due anni fa, questa canzone è una delle mie predilette del disco. Ho preso in prestito il titolo dal famoso film di Rossellini, Roma città aperta, perché Napoli è una città sempre in guerra, sempre sotto assedio. Invasa, stuprata e offesa quotidianamente da forze legali ed illegali, istituzionali e criminali, occulte e non, è una terra che sanguina come fosse una vena aperta. Le responsabilità sono sia della criminalità organizzata sia della politica. Quest’ultima non ha mai realizzato, né mai lontanamente pensato di realizzare, un progetto reale e concreto, di sviluppo sul territorio. Nel vedere la mia città versare in queste condizioni provo dolore e rabbia, ma un dolore e una rabbia che si proiettano nei confronti di tutto il paese. Napoli non è che lo specchio di come funziona l’Italia.
Napoli è una città da amare ma da cui fuggire?
Ho sempre vissuto a Napoli, non me ne sono mai andata, ma semplicemente perché ho avuto la fortuna che non hanno avuto migliaia e migliaia di giovani della mia età e della mia terra, che invece sono stati e sono costretti ogni giorno a partire, fuggire, andare alla ricerca di un futuro dignitoso che qui gli è negato. Io ho avuto la fortuna di non dover “subire” una scelta non voluta. Resta il fatto che il mio rapporto con la città è molto conflittuale.
Personalmente, vedi una soluzione al problema “monnezza”?
Certo che c’è una soluzione! altrimenti come farebbero nelle altre città o negli altri paesi ad affrontare la questione rifiuti? Dalla raccolta differenziata al regolare funzionamento degli impianti di smaltimento, dalla lotta alla corruzione all’impegno dei politici tutto si può e si deve fare! Per quanto il problema sia complesso ed incancrenito, è sbagliato pensare che non ci sia niente da fare: è un pericoloso meccanismo mentale che subdolamente innesta rassegnazione e disimpegno.
Credi che gli artisti e gli intellettuali napoletani possano fare qualcosa per Napoli?
Portare speranza, e con essa, ridare potere alla parola. Alla parola della gente.
Dalla politica ti aspetti qualcosa di concreto per la tua città?
La classe politica è agli occhi dei cittadini di questo paese quanto di più lontano ci sia dal concetto di “politically correct”! I politici italiani sono un paradosso vivente: dovrebbero pensare unicamente al benessere pubblico ed invece pare che ormai senza pudore alcuno, dimostrino una vorace ed unica passione nei confronti dei propri interessi privati. I politici sanno perfettamente che c’è una questione meridionale ancora aperta e ancora irrisolta in maniera drammatica, e sanno ancora meglio che la prima potenza economica del Paese è costituita dalla criminalità organizzata. Dal futuro governo mi aspetterò cose concrete solo nel momento in cui vedrò degli sforzi concreti atti a realizzarle. Fino ad allora, le parole e le promesse dei politici risuoneranno alle mie orecchie come qualcosa di vacuo e fastidiosamente ipocrita.
Tuoi progetti futuri-imminenti?
Sarò in turnée per i prossimi mesi, l’uscita di un nuovo disco è, in tutti i sensi, un po’ l’inizio di un nuovo viaggio e di una nuova avventura.


Meg a New York (Foto: Umberto Nicoletti)

sabato 19 aprile 2008

Vai mò 2008


E' uscito il singolo "Anema e cuore" che fa da apripista al nuovo album "Ricomincio da 30" che poi farà seguito l'attesissimo Tour con i grandi musicisti napoletani che hanno accompagnato il "Pino" national nei tempi d'oro.
Per saperne di più cliccare sul link del post.

venerdì 18 aprile 2008

Rosario Morisco

 
 
ROSARIO MORISCO

Un Portatore di Pace al Festival di Sanremo 2008

Rosario Morisco, cantautore e militare dell’Esercito Italiano, da sempre impegnato in Missioni di Pace all’estero con i propri reparti. Per dieci anni è stato  uno  di quei militari che ha  messo piede in quasi tutti i territori dove vi era  stato  e  vi  è un conflitto, una   guerra,  arrivando  come  uno  di  quei  ragazzi   che   sbarca “DOPO”   le esplosioni...   le bombe…   gli spari...  i morti...   per ricostruire…  ri/portare pace…   tutelare i civili…   in   Bosnia, in Kosovo, in Macedonia, in Afghanistan e tanti altri Stati.

Ha passato  questi  anni  imbracciando  un’arma, per far sì che la  Pace  avesse  tutori,  sentinelle,  vigilando  sulla sicurezza delle  persone   civili e,  non  appena  gli era consentito, passava ad imbracciare  una  chitarra. Non vi è alcun messaggio né  politico, né  militare in  “Signorsì”,  ma un dialogo tra lui ed un superiore, mentre scorrono nell’anima e nella mente le immagini di un luogo di conflitto, stati emotivi contrastanti, le esperienze, la vita, le visioni, le sensazioni, i racconti,  le  emozioni,  i  brividi,  le  paure,  la  commozione,  la chitarra,  le  note,  la  voce,  le  parole,   i  pensieri  di  un  ragazzo musicista  napoletano.
Il   suo  progetto   discografico, viaggia tra le  corde del  reportage/testo verità, dai luoghi di Guerra di “Signorsì”,  per  passare, soprattutto, attraverso canzoni, dove i sentimenti e le emozioni di vita reale e comune, vissute  da  un  giovane  trentenne. Sono protagonisti.
Alle spalle cinque anni di live, dividendo spesso il palco con il duo, Principe&SocioM. (loro il brano “Targato NA” che riscosse consensi di pubblico e critica al Sanremo 2001) che diverranno i suoi produttori artistici assieme ad Antonio Spenillo. Nel 2006, Ernesto Migliacci e Francesco Migliacci, della Dueffel Music, ascoltano i primi brani della produzione Morisco e ne rimangono immediatamente colpiti: immediatezza dei testi, interpretazione cruda ed intensa, una semplicità disarmante nel carattere di Rosario che trascrive in musica, senza filtri ingannevoli, istanti di vita ed emozioni. 
Sanremo 2008, arriva a premiare, 7 anni di lavoro in studio di registrazione e 5 di live. 
Rosario Morisco, della sua esperienza e vita militare, dice: “Mi sento un portatore di Pace in luoghi dove si respira la fine del mondo”. (continua su biografia - pdf)
PER CONTATTI
Francesco Migliacci
Promotion Director Dueffel Music
info@dueffelmusic.com
radiostampa@dueffelmusic.it

LINKS
www.dueffelmusic.it
www.myspace.com/rosariomoriscohttp://www.rosariomorisco.it/rosariomoriscobio.pdfmailto:info@dueffelmusic.commailto:radiostampa@dueffelmusic.ithttp://www.dueffelmusic.ithttp://www.myspace.com/rosariomoriscoshapeimage_2_link_0shapeimage_2_link_1shapeimage_2_link_2shapeimage_2_link_3shapeimage_2_link_4
  1. Per la Stampa
  2.  
  3. BIOGRAFIA (scarica pdf)
  4. Articolo “IL MATTINO” (scarica pdf)
  5. Articolo “LA REPUBBLICA” (scarica pdf)
  6. Articolo “IL GIORNO” (scarica pdf)
  7. Articolo “IL MESSAGGERO” (scarica pdf)
 

giovedì 17 aprile 2008

Enrico Capuano ed i BiscaZulu' sul palco del Concerto del 1° Maggio


Enrico Capuano: Scheda Artista Tutte le Notizie

Altre Notizie
15/04/2008 - Roma - In occasione del Concerto annuale in Piazza San Giovanni, quest'anno dedicato alla sicurezza sul lavoro, ci saranno anche loro: Enrico Capuano e i Biscazulù che si esibiranno di fronte ad una platea di centinaia di migliaia di ragazzi, famiglie e bambini per far sentire la loro voce, attraverso la musica, su un tema così scottante come quello delle morti bianche, della precarietà, del diritto al lavoro a 40 anni dagli sconvolgimenti apportati dalle lotte del Sessantotto.

Enrico Capuano, dopo il successo del precedente album “Lascia che sia”, è tornato da poco con “Fuori dalla stanza”, quinto episodio discografico della sua carriera artistica. Undici brani, di cui 4 inediti, che fanno emergere il coinvolgente sincretismo tra musica popolare e linguaggio rock. “Fuori dalla stanza” è la fotografia sonora di un percorso musicale che evidenzia la scelta di Enrico Capuano di “sposare” tematiche sociali e di impegnarsi contro ogni guerra. Sono da ricordare infatti, per quanto riguarda la sua attività live, i concerti tenuti in Iraq in prossimità del conflitto, il tour a Cuba e le performance a favore di numerose iniziative di solidarietà.Il cd “Fuori dalla stanza” vede la partecipazione di Lucio “Violino” Fabbri nel brano “Mane”, dei Vox Popoli, di Graziano Galatone e tanti altri.
Il cd è pubblicato da Fermenti Vivi e distribuito dalla Venus.
Info: www.myspace.com/enricocapuano


I Biscazulù nascono dall'unione di un binomio che ha dato molto alla musica italiana viaggiando sulla corsia preferenziale dell'underground e della protesta: da un lato i Bisca, dall'altra i 99Posse. La band è composta da Sergio "Serio" Maglietta, Elio "100 gr." Manzo, Luca "O Zulù" Persico, protagonisti storici sella scena alternativa partenopea e dell'immaginario collettivo da più di un ventennio. I Tre Terroni – questo il nome del progetto – sono artefici di un progetto che si articola in un album di inediti e soprattutto una tournée che li sta portando in giro per la Penisola.
Info: www.myspace.com/biscazulu

domenica 13 aprile 2008

Daniele Sepe: Kronomakia

 

 

Potrebbero scriverglielo sul frontespizio dei dischi: "non mi prenderete mai vivo!". Daniele Sepe è difficile da inquadrare, ancora di più da etichettare o da definire. Fa musica a 360°. "Jurnateri" era un disco di musica popolare internazionale, "Anime candide" uno sporco disco di rock, "Sturiellet" aveva parentele con la classica, "La banda dei pezzenti" sapeva di jazz e "Suonarne 1 x edicarne 100" era rock blues. E Kromantica? E' cantato in latino e si occupa di musica antica, medioevale, con due vistose (e gaudiose) eccezioni. Eppure è un disco meraviglioso!
Scrive Daniele nella presentazione al disco (e teniamo a mente che le presentazioni di Daniele Sepe sono un valore aggiunto per i suoi cd): "E quindi, senza farvela lunga, dopo aver tanto seguito questa musica, ho avuto la fortuna di incontrare sul mio cammino questi bei tipi dei Micrologus. E, tra parentesi, scopriamo di avere in comunque anche una militanza "pienamente" sinistrorsa. E allora via con questo progetto "Kronomakia" - la battaglia dei tempo, titolo suggerito da Stefano Valanzuolo per un mitico concerto nel chiostro di San Francesco Sorrento". E prima spiega: "è come ritrovarsi in trattoria con un dinosauro seduto al fianco". E' l'esatta sensazione che il disco fa. Prende musiche remote e le intinge in un bagno di presente. Il risultato è spiazzante. E straordinario.
D'altra parte un disco simile non si può che amarlo alla follia o rigettarlo totalmente: ho scelto la strada dell'amore incondizionato, ma brani come "La Manfredina" non potevano che portarmi su questa strada. Una danza italiana della fine del XIV secolo, conservata in un manoscritto a Londra, in due sezioni, dove la stessa melodia è eseguita prima lentamente in tre tempi e poi, nella rotta, precipitosamente in due. Sono 7'24" la prima parte e 1'54" la seconda, ma si tratta di pura passione.
Cerchiamo di spiegare l'insieme del lavoro, utilizzando la presentazione di Stefano Valanzuolo: "Che la Storia si possa definire una guerra illustre contro il tempo, una sorta di "Kronomakia" insomma, lo diceva già qualcuno nell'Ottocento e con maggiore autorevolezza di noi. La Storia tutta, compresa quella della musica, così legata nel suo evolversi a meccanismi di azione e reazione più o meno occulti; così lineare all'apparenza e, invece, fitta di intrecci imperscrutabili a proposito dei quali, oggi, si parlerebbe di fusion con assoluta nonchalance. Andando a ritroso nel tempo, si scoprono nel Medioevo, specie in quel periodo compreso tra il fatidico anno Mille ed il secolo XIV, i segni di una vivacità ancora più ribollente e composita. La contaminazione, di cui troppo si discute oggi in musica e non solo, ha dunque radici antiche".
E allora Sepe e i Micrologus, danno alla luce oggi un album inciso nel 2006, prodotto nel 2007 e che ospita musiche che vanno dal canto gregoriano, ai Carmina Burana, alla musica dei troubadors e dei menestrelli, fino a quella dei clerici vaganti e dei gogliardi (gli attuali "studenti fuori sede"? O quelli dell'Erasmus?), per arrivare a Carlo Orff, alle Cantigas spagnola ed al loro legame stretto con la tradizione arabo-andalusa. Come dice ancora Sepe: "Insomma Wagner non sarebbe esistito senza l'apporto di illustri anonimi musicisti di ascendenza mediorientale. Il mischiarsi delle razze e delle culture porta sempre l'umanità un passo avanti". Da sottoscrivere.
I passi in avanti qui sono tanti e così ampi e ben distesi che ci si può permettere senza offendere né scandalizzare nessuno di chiudere con due brani come "Vivimus" che il libretto del disco descrive così: "canzone da ballare fortuitamente trovata tra i manoscritti della Biblioteca dei Travoltini in Napoli, durante la lavorazione di questo cd. Questa danza era uso eseguirla in coppie il sabato notte, con delle figure coreutiche in cui mani e piedi si dimenavano furiosamente. Oscure le origini dell'autore, probabilmente uno pseudonimo, Biggissio da Novajorka". Se non l'avete ancora capito si tratta di "Stayin' alive" dei Bee Gees da "La febbre del sabato sera". Un colpo di teatro.
Bissato subito sotto, in chiusura del disco, da una maestosa "Norwagiae Lignum" (qui è più facile: si tratta di "Norwegian Wood" dei Beatles). "Alcuni studiosi sostengono che sia alla base della forma-canzone contemporanea e che abbia ispirato un famoso brano di un importante gruppo Britannico". E siamo dentro a "Non ci resta che piangere" nel momento in cui Massimo Troisi re-inventa "Yesterday", dello stesso gruppo britannico, per far colpo su una damigella. I Beatles reinventati in latino ci offrono 6'29" di musica suonata dagli angeli. Imperdibile

sabato 12 aprile 2008

Giovanni & Caterina

Giovanni & Caterina è un piccolo tenativo di creare un mio fumetto ( così per sfiziarmi un pò)
Ho creato questa coppia di ragazzi : Lui è un musicista e Lei è la sua ragazza, che gelosa com'è non lo lascia in pace...
Nei prossimi post il seguito della storia. Nick








Fine









venerdì 11 aprile 2008

monnezza sound

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NAPOLI - Qualcuno lo chiama "monnezza sound", usando gioco e ironia per fotografare la nuova scena napoletana. All'ombra del Vesuvio qualcosa sta cambiando. Colpa o merito dell'emergenza rifiuti, del pericolo diossina, della crisi politica. Parole d'ordine: dimenticare Pino Daniele, mettere da parte Gigi D'Alessio e la melodia facile. L'unica grande industria discografica che da anni circola a Napoli è quella della pirateria; l'altra, quella ufficiale, qui è assente da anni. Gli unici gruppi a far parlare di sé, negli ultimi tempi, sono stati gli A67 e i Co Sang, sdoganati dal vivere in zone a rischio e dall'effetto-Gomorra, il libro di Roberto Saviano. Il caso immondizia è stato una scossa di terremoto forse peggiore di quella che nel 1980 diede vita al movimento della "Vesuwave". La reazione del mondo artistico non ha tardato a farsi sentire. Su MySpace e nei club cittadini spuntano come funghi nuove realtà musicali.
Non è l'unico segnale di un risveglio forte. Da qualche giorno è nei negozi il nuovo disco degli Almamegretta, Vulgus che segna un parziale ritorno di Raiz nel gruppo. Il 18 aprile uscirà il nuovo album di Meg, già cantante dei 99 Posse, intitolato "Psychodelice". Contiene un brano, Napoli Città Aperta in cui Meg canta "Guarda come è sola la mia città, sanguina come vena aperta...". Sono i fratelli maggiori di una generazione cresciuta nell'era di Antonio Bassolino e delle guerre di camorra, tra "neo Rinascimento" e sparatorie. Se le strade non fossero state sommerse di rifiuti i problemi della città sarebbero restati nell'ombra. Come fantasmi. I 24 Grana hanno scelto la poesia come arma di reazione. E hanno intitolato il loro nuovo album Ghostwriters. «E' un disco di resistenza - dice il cantante del gruppo Francesco Di Bella - Quando abbiamo cominciato a lavorare al disco ci siamo resi conto che usare versi poetici sarebbe stato più efficace per aprire le coscienze e parlare a tutti quelli che nel mondo vogliono capire che cosa sta accadendo qui. Questa è l'immagine più esportabile della mia città. Napoli è irriverente, non subisce gli eventi negativi in silenzio. Ne abbiamo dato un'immagine diversa, l'abbiamo rappresentata come un luogo italiano e non come capoluogo regionale».

Il segno più evidente del "monnezza sound" viene dalla provincia. C'è chi ha deciso di trasformare la protesta in atto di provocazione. Dal 18 al 20 aprile a Melito, nell'hinterland partenopeo, si terrà il Melito Music Fest, una rassegna che prova a sensibilizzare i cittadini sulla questione della raccolta differenziata dei rifiuti. Per assistere al concerto si pagherà il biglietto d'ingresso con una originale forma di moneta: si dovrà portare una quota fissa di rifiuti differenziati (ad esempio 5 bottiglie di plastica, 4 giornali e 2 bottiglie di vetro). «Abbiamo inventato questa formula per riappropriarci di un territorio martoriato da infiltrazioni camorristiche e dall'emergenza rifiuti», dice Giusi Guido, presidente dell'associazione Onlus Placido Rizzotto che ha promosso l'iniziativa. «Vogliamo portare il deserto in piazza - prosegue - L'obiettivo è più ampio: dare un segnale di partecipazione». Tra i protagonisti della rassegna spiccano i Bidon Villarik, gruppo aperto di percussionisti guidato da Lello Cardone che "suona" reti di materassi, cestelli di lavatrici, bidoni di ogni forma e specie, lamiere, fusti del carburante, vecchi mobili, tubolari di alluminio. «Il monnezza sound - spiega Cardone - non lascia spazio a spiegazioni eleganti. Suoniamo strumenti ricavati da rifiuti e basta. Cerchiamo di sensibilizzare la gente dal basso. Organizziamo laboratori, ospitiamo ragazzi che hanno bisogno di fare qualcosa. Non siamo a caccia di contratti discografici».
I Bidon seguono l'esempio dei Bungt Bangt, gruppo guidato da Maurizio Capone che ha lanciato l'idea in epoca non sospetta, nel lontano 1999. La strumentazione è composta di bidoni della spazzatura, lattine, vecchie pentole, secchi di metallo, tubi di plastica e di metallo, utensili da lavoro, bombole del gas, bottiglie, lamine di metallo. Per il gruppo è in arrivo il terzo disco: entro l'estate uscirà "Dura Lex". «Vedo con soddisfazione che il nostro discorso è stato raccolto - dice il percussionista - Napoli ha bisogno di essere rappresentata in modo diverso. Oggi la sua immagine è giocata sulla cartolina-immondizia, Bassolino è diventato un personaggio scomodo, l'industria non ha interesse a scovare qui nuovi talenti. Eppure questa è la città meno di plastica della nazione. E allora, se non ci diamo una mossa noi...».

Sugli schermi cittadini è arrivato da pochi giorni il film-documentario Biutiful Cauntri, opera di denuncia durissima diretta da Esmeralda Calabria, Andrea D'Ambrosio e Peppe Ruggiero. Il brano che suona sui titoli di coda è un altro esempio di "monnezza sound". Si intitola In Campania ed è interpretata dai Paranza Vibes, gruppo reggae di Pontecagnano, in provincia di Salerno. Il testo è esplicito fin dalla prima nota. Parla di bambini nati già con tumori e ha un ritornello di grande effetto che fa: "I' so nnato in Campania, addo' cummanna l'ecomafia, nuie tenimm 'o core chin'e tristezza e che a me m'a acciso 'a puzza e munnezza" ("Sono nato in Campania, dove comanda l'ecomafia; abbiamo il cuore pieno di tristezza, è che mi ha ucciso l'odore di immondizia").
La scena napoletana vive un momento molto vivace: si va dall'elettronica degli Atari al pop british oriented dei Pipers, dal teatro-canzone di Giovanni Maria Block al rap di Svez e di Sangue Mostro. Che qualcosa si stia muovendo sul serio lo testimonia il ritorno a Napoli di Willy David, per anni manager di Pino Daniele, Tony Esposito e Tullio De Piscopo, tra gli altri. David sta producendo una compilation di giovani promesse intitolata Virus Vitalis. «Ho riscoperto questa città e l'ultima generazione di musicisti - dice - Per le multinazionali sono rifiuti? Li raccolgo io e li riciclo come fermenti attivi. Ragazzi come J. J. Gennà, Germana Grano, Silvio Talamo, Claudia Sorvillo, SenzaLegge, Ramona, Letti Sfatti sono nati tra i deboli della musica. Lo chiameremo junk power, il potere dei rifiuti. Lo diceva anche De Andrè che "dal letame nascono i fiori"». (10 aprile 2008)


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