Vesuvio
Ho realizzato questo mini cartone , mentre "sbariavo" in rete. Ho pensato che dal cratere del vesuvio invece di uscire la lava , uscissero note musicali. E' più che altro un augurio per il riscatto della mia città, che potrebbe ricominciare proprio dalla musica, che in questo periodo è poco rappresentata in Italia e nel resto del mondo.
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lunedì 30 giugno 2008
Roberto De Simone
L'evento teatrale al Mercadante
Debutta lo spettacolo di Roberto De Simone:
chiuderà la sua schermaglia con Napoli?
«Lo Vommaro a duello» è lo spettacolo del festival di cui si è parlato di più. E non solo a Napoli
Roberto De Simone
NAPOLI - Di sicuro è lo spettacolo del festival di cui si è parlato di più. A Napoli certo, ma non solo. Perché «Lo Vommaro a duello», che debutta stasera al Mercadante alle 21 (replica sabato), è una novità assoluta del maestro Roberto De Simone, che negli ultimi dieci anni più volte non ha condiviso le scelte dell'establishment politico-culturale napoletano. Il suo ritorno in scena, e in particolare in una manifestazione voluta da quell'ambiente contro il quale ha spesso polemizzato, rappresenta quindi un evento per il quale c'è grande attesa dentro e fuori la città. E per stasera, alla prima, è atteso anche il governatore Antonio Bassolino. «Questo lavoro — spiega l'autore — guarda sì alla nostra tradizione, ma in modo del tutto contemporaneo.
«Lo Vommaro a duello»
«Lo Vommaro a duello»
Non quindi un compiacimento manieristico, ma esperimento sui diversi aspetti della nostra tradizione musicale, teatrale e letteraria». L'allestimento nasce dalla fusione della commedia di Pasquale Starace «Lo Vommaro» del 1742, e de «Il duello comico», farsa in musica di Giovanni Paisiello del 1774. «Nel primo testo — prosegue De Simone —, che Benedetto Croce attribuì a Starace, la tematica è quella dell'emancipazione del mondo femminile di quel tempo. Mentre il libretto del ‘Duello', scritto da Giambattista Lorenzi, racconta di Bettina e del suo corteggiatore Don Policronio, che vivono seguendo la moda e l'usanza francese, molto alla moda nel ‘700». Lo spettacolo procede su due binari, tra scene recitate e frammenti musicali d'opera comica, alternando cantanti lirici come Filippo Morace (Don Simone) Clemente Daliotti (Topo), Alessandro Spina (Don Policronio), Francesco Marsiglia (Leandro), Francesca Russo Ermolli (Bettina), Monica Bacelli (Clarice) e Filomena Diodati (Violetta), e attori vocalisti fra i quali Franco Javarone (Don Trebuzio) Enrico Vicinanza (Nora), Angela Pagano (Fenizia), Renata Fusco (Rina) e Antonella Morea (Dianella).
Il direttore d'orchestra è Renato Piemontese. «Fra i brani — spiega ancora De Simone — ci sono anche alcune arie scritte da me su testi tradizionali, espressione di un mondo popolaresco del ‘700, fra scrittura e oralità, letteratura e mondo rurale». La lingua dello spettacolo, infatti, è in equilibrio tra letterarietà barocca e vernacolo, adoperato come materiale fonetico o ritmico. «È un'ibridazione — conclude l'autore — sui linguaggi, sempre più trascurati a favore dei contenuti. Ma il teatro può essere etico, morale, politico, ma deve restare soprattutto teatro, altrimenti rischia la morte. E la conferma sta nel fatto che Shakespeare è sempre attuale, grazie ai suoi contenuti teatrali. Il teatro non deve mai diventare cronaca».
Stefano de Stefano
27 giugno 2008
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