NAPOLI - Qualcuno lo chiama "monnezza sound", usando gioco e ironia per fotografare la nuova scena napoletana. All'ombra del Vesuvio qualcosa sta cambiando. Colpa o merito dell'emergenza rifiuti, del pericolo diossina, della crisi politica. Parole d'ordine: dimenticare Pino Daniele, mettere da parte Gigi D'Alessio e la melodia facile. L'unica grande industria discografica che da anni circola a Napoli è quella della pirateria; l'altra, quella ufficiale, qui è assente da anni. Gli unici gruppi a far parlare di sé, negli ultimi tempi, sono stati gli A67 e i Co Sang, sdoganati dal vivere in zone a rischio e dall'effetto-Gomorra, il libro di Roberto Saviano. Il caso immondizia è stato una scossa di terremoto forse peggiore di quella che nel 1980 diede vita al movimento della "Vesuwave". La reazione del mondo artistico non ha tardato a farsi sentire. Su MySpace e nei club cittadini spuntano come funghi nuove realtà musicali.
Non è l'unico segnale di un risveglio forte. Da qualche giorno è nei negozi il nuovo disco degli Almamegretta, Vulgus che segna un parziale ritorno di Raiz nel gruppo. Il 18 aprile uscirà il nuovo album di Meg, già cantante dei 99 Posse, intitolato "Psychodelice". Contiene un brano, Napoli Città Aperta in cui Meg canta "Guarda come è sola la mia città, sanguina come vena aperta...". Sono i fratelli maggiori di una generazione cresciuta nell'era di Antonio Bassolino e delle guerre di camorra, tra "neo Rinascimento" e sparatorie. Se le strade non fossero state sommerse di rifiuti i problemi della città sarebbero restati nell'ombra. Come fantasmi. I 24 Grana hanno scelto la poesia come arma di reazione. E hanno intitolato il loro nuovo album Ghostwriters. «E' un disco di resistenza - dice il cantante del gruppo Francesco Di Bella - Quando abbiamo cominciato a lavorare al disco ci siamo resi conto che usare versi poetici sarebbe stato più efficace per aprire le coscienze e parlare a tutti quelli che nel mondo vogliono capire che cosa sta accadendo qui. Questa è l'immagine più esportabile della mia città. Napoli è irriverente, non subisce gli eventi negativi in silenzio. Ne abbiamo dato un'immagine diversa, l'abbiamo rappresentata come un luogo italiano e non come capoluogo regionale».
Il segno più evidente del "monnezza sound" viene dalla provincia. C'è chi ha deciso di trasformare la protesta in atto di provocazione. Dal 18 al 20 aprile a Melito, nell'hinterland partenopeo, si terrà il Melito Music Fest, una rassegna che prova a sensibilizzare i cittadini sulla questione della raccolta differenziata dei rifiuti. Per assistere al concerto si pagherà il biglietto d'ingresso con una originale forma di moneta: si dovrà portare una quota fissa di rifiuti differenziati (ad esempio 5 bottiglie di plastica, 4 giornali e 2 bottiglie di vetro). «Abbiamo inventato questa formula per riappropriarci di un territorio martoriato da infiltrazioni camorristiche e dall'emergenza rifiuti», dice Giusi Guido, presidente dell'associazione Onlus Placido Rizzotto che ha promosso l'iniziativa. «Vogliamo portare il deserto in piazza - prosegue - L'obiettivo è più ampio: dare un segnale di partecipazione». Tra i protagonisti della rassegna spiccano i Bidon Villarik, gruppo aperto di percussionisti guidato da Lello Cardone che "suona" reti di materassi, cestelli di lavatrici, bidoni di ogni forma e specie, lamiere, fusti del carburante, vecchi mobili, tubolari di alluminio. «Il monnezza sound - spiega Cardone - non lascia spazio a spiegazioni eleganti. Suoniamo strumenti ricavati da rifiuti e basta. Cerchiamo di sensibilizzare la gente dal basso. Organizziamo laboratori, ospitiamo ragazzi che hanno bisogno di fare qualcosa. Non siamo a caccia di contratti discografici».
I Bidon seguono l'esempio dei Bungt Bangt, gruppo guidato da Maurizio Capone che ha lanciato l'idea in epoca non sospetta, nel lontano 1999. La strumentazione è composta di bidoni della spazzatura, lattine, vecchie pentole, secchi di metallo, tubi di plastica e di metallo, utensili da lavoro, bombole del gas, bottiglie, lamine di metallo. Per il gruppo è in arrivo il terzo disco: entro l'estate uscirà "Dura Lex". «Vedo con soddisfazione che il nostro discorso è stato raccolto - dice il percussionista - Napoli ha bisogno di essere rappresentata in modo diverso. Oggi la sua immagine è giocata sulla cartolina-immondizia, Bassolino è diventato un personaggio scomodo, l'industria non ha interesse a scovare qui nuovi talenti. Eppure questa è la città meno di plastica della nazione. E allora, se non ci diamo una mossa noi...».
Sugli schermi cittadini è arrivato da pochi giorni il film-documentario Biutiful Cauntri, opera di denuncia durissima diretta da Esmeralda Calabria, Andrea D'Ambrosio e Peppe Ruggiero. Il brano che suona sui titoli di coda è un altro esempio di "monnezza sound". Si intitola In Campania ed è interpretata dai Paranza Vibes, gruppo reggae di Pontecagnano, in provincia di Salerno. Il testo è esplicito fin dalla prima nota. Parla di bambini nati già con tumori e ha un ritornello di grande effetto che fa: "I' so nnato in Campania, addo' cummanna l'ecomafia, nuie tenimm 'o core chin'e tristezza e che a me m'a acciso 'a puzza e munnezza" ("Sono nato in Campania, dove comanda l'ecomafia; abbiamo il cuore pieno di tristezza, è che mi ha ucciso l'odore di immondizia").
La scena napoletana vive un momento molto vivace: si va dall'elettronica degli Atari al pop british oriented dei Pipers, dal teatro-canzone di Giovanni Maria Block al rap di Svez e di Sangue Mostro. Che qualcosa si stia muovendo sul serio lo testimonia il ritorno a Napoli di Willy David, per anni manager di Pino Daniele, Tony Esposito e Tullio De Piscopo, tra gli altri. David sta producendo una compilation di giovani promesse intitolata Virus Vitalis. «Ho riscoperto questa città e l'ultima generazione di musicisti - dice - Per le multinazionali sono rifiuti? Li raccolgo io e li riciclo come fermenti attivi. Ragazzi come J. J. Gennà, Germana Grano, Silvio Talamo, Claudia Sorvillo, SenzaLegge, Ramona, Letti Sfatti sono nati tra i deboli della musica. Lo chiameremo junk power, il potere dei rifiuti. Lo diceva anche De Andrè che "dal letame nascono i fiori"». (10 aprile 2008)
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